In Congo, al fianco dei missionari agostiniani

Sono Maurizio, direttore esecutivo della Fondazione Agostiniani nel Mondo onlus.

Sono appena rientrato dal Nord del Congo, dove gli agostiniani lavorano dal 1952.

Insieme a Padre Georges, Vicario degli Agostiniani congolesi e fino a pochi anni fa studente al Collegio Santa Monica di Roma, ho trascorso due settimane nelle loro comunità per visitare i progetti che i frati sviluppano sul territorio. Ci siamo spinti fino ai villaggi più remoti laddove né lo Stato né la cooperazione internazionale arrivano. Per gli spostamenti più lunghi abbiamo dovuto affittare un piccolo aereo e poi tante ore di moto, camion, barca e lunghe camminate.

È fra questa gente dimenticata da tutti che i frati lavorano, senza elettricità, acqua potabile e internet. È lì che hanno costruito scuole, sviluppato programmi sanitari e promosso corsi di formazione. È lì che la gente vive con dignità, nonostante le condizioni di povertà ed emarginazione, e ogni volta che raggiungiamo un villaggio ci accoglie sorridente.

Sono più di vent’anni che faccio questo “lavoro” ma ancora rimango colpito dalla forza e dalla voglia di vivere che trovo in questi Paesi, anche nelle situazioni più difficili. Questa volta è stata particolarmente dura e a volte è stato impossibile comportarsi in modo professionale e distaccato…come quando abbiamo incontrato i bambini soldato e abbiamo ascoltato i loro racconti.

Tra i “bambini”: racconti di vita

Martedì 6 novembre abbiamo trascorso una giornata con una ventina di ragazzi e alcuni hanno voluto condividere le loro storie. Tutti sono stati rapiti a tre, quattro o cinque anni dalla LRA (Lord’s Resistance Army). Tutti sono stati costretti a combattere e uccidere a partire dai sei anni (!) dopo essere stati picchiati, seviziati e drogati. Ho immaginato mio figlio, a quell’età, così spensierato, sereno e allegro e che cercava in noi adulti solo affetto e protezione. Non sono riuscito a trattenere le lacrime guardando quei ragazzi con i segni della loro vita assurda.

Alla fine della riunione sono andato da Laurent, uno di loro, rapito a quattro anni e rimasto prigioniero per dieci. Oggi ha diciassette anni e ha ricominciato a studiare. Vuole diventare dottore perché – dice – dopo aver provocato tanta sofferenza, vuole aiutare chi sta male. L’ho guardato negli occhi, gli ho detto che sarebbe diventato un ottimo dottore e che noi lo avremmo aiutato a proseguire gli studi.

Ma desideriamo fare di più!

Aiutiamoli a studiare

Insieme ai missionari, infatti, vogliamo costruire una scuola residenziale per accogliere i tanti ragazzi oggi abbandonati a loro stessi. In Congo ci sono più di 60.000 bambini soldato e 8 milioni di bambini costretti a lavorare. Il nuovo centro vuole aiutare proprio questi giovani e se riusciremo a trovare un finanziatore che crede nella bontà dell’intervento, entro l’anno prossimo potremo iniziare i lavori.

Con Laurent ci siamo abbracciati e lui si è lasciato andare; forse per un attimo si è rivisto bambino, quando le braccia degli adulti ancora lo rassicuravano.